Per imparare a riconnetterti con il tuo corpo.
Si stima che una persona su due manifesti un qualche comportamento alimentare disfunzionale. Spesso non si tratta di veri e propri disturbi del comportamento alimentare, ma rientrando nella categoria di quella che comunemente viene definita “fame nervosa” o “fame emotiva”.
A chi è dedicato?
- A chi fa fatica a riconosce le emozioni e spesso confonde il fastidio allo stomaco causato da emozioni spiacevoli come l’ansia o la rabbia con la fame. Di conseguenza, mangia più del dovuto, fuori pasto a volte anche in maniera smodata, con voracità e senza gustarsi il cibo.
- A persone con credenze rigide legate al cibo (i cosiddetti pensieri “tutto o nulla”) che le portano a evitare intere categorie di alimenti (restrizione cognitiva) e a fenomeni di “sgarri” eccessivi accompagnati da ruminazione e senso di colpa.
- A chi si rende conto che ci sono degli alimenti che sono diventati dei veri e propri "trigger", ovvero che possono scatenare una perdita di controllo e portare la persona a mangiarne in modo eccessivo o compulsivo (ad esempio, un intero pacchetto di biscotti). Il paradosso è che più si cerca di sopprimere il pensiero di un determinato cibo (“Non devo mangiare cioccolato”) più ci si pensa e più è probabile che lo mangeremo.
- A persone che hanno seguito più di una dieta (seguite da un nutrizionista/dietista o fai da te), ma dopo un’iniziale dimagrimento, non sono riuscite a mantenere il peso raggiunto e sono tornate al peso iniziale, se non a un peso superiore.
La Mindful Eating insegna ai :
- a osservare i pensieri come eventi mentali;
- la distinzione tra gli aspetti psicologici dell’esperienza emotiva e gli stimoli della fame e della sazietà;
- l’accettazione delle emozioni come parte dell’esperienza umana, con minore reattività ad esse;
- la consapevolezza degli stati interni, incrementando il monitoraggio meta-cognitivo;
- nuove modalità funzionali di interazione col cibo.